Verso il nord della Francia

26 Settembre 2022 0 Di wp_1499909

16-17-18-19-20 settembre 2022.
Saint Palais – Orthez – Saint Sever – Labastide d’Armagnac – La Pomme d’or – Lagruere.
58 + 62 + 78 + 55 + 40 km

Venerdì 16 settembre

Sto percorrendo a ritroso les chemins Saint Jacques francesi. Saint Palais si trova sulla voie de Le Puy e così pure Orthez; Saint Sever sulla voie de Vezelay e mi sembra di averci già dormito.
Da Saint Palais mi dirigo alla volta di Orthez lungo stradine secondarie tranquille in un bel paesaggio, attraverso qualche paesino rigorosamente privo di un bar, un negozio… rien de rien. Ad Amou, che mi sembrava promettente, chiedo ad una coppia di escursionisti se e dove c’è un bar. Non c’è, mi rispondono, ma mi invitano da loro per il pranzo. Per Laila, anche qui coccolatissima, è una festa: nel grande giardino in cui mangiamo, chiuso e privo di pericoli, può finalmente sfogarsi a correre come una matta. Mark Antony ed Ethel sono una coppia molto simpatica. Lui è inglese, cosi che parliamo un misto di francese e inglese, con le prime parole che troviamo in una delle due lingue. É un fotografo di paesaggi naturali, mi regala alcune delle sue foto. Sfamate e rifornite di acqua, ripartiamo seguendo le loro indicazioni per la ciclovia che ci condurrà ad Orthez dove si presenta il solito problema della ricerca di un rifugio per la notte. Mi indicano un hotel che però risulta chiuso da almeno due anni e mentre vago per le stradìne verso il centro mi imbatto ne “L’hotel de la lune”, un bellissimo antico edificio trasformato in accueil pelerins. Non accettano i cani, ma, se prometto che dormirà sulle scale,  mi accoglieranno ugualmente. A malincuore prometto.
A Saint Palais non mi avevano chiesto la credenziale, a Orthez invece è richiesta: me la vendono per due euro le due anziane signore che si occupano della registrazione dei pellegrini e di riscuotere la loro quota, 15 euro, uso della lavatrice compreso. Lascio Laila in cortile con le due pellegrine olandesi con cui dormirò. Le due signore sono state perentorie circa il fatto che deve dormire sulle scale, ma, come torno a riprenderla, le due olandesi mi dicono in inglese che, una volta che se ne saranno andate, il cane dormirà con noi. Non chiediamo di meglio, vero Laila? Anche se, tanto per farti benvolere, hai rubato un pomodoro a Claudia, una giovane pellegrina tedesca, e le hai pure fatto la cacca in camera. Ma sei stata perdonata; come aveva detto Rosa a Simancas, come si fa a sgridare Laila?

Sabato 17 settembre

La mattina dopo, sabato 17, lascio Orthez che sono già quasi le undici: devo aspettare l’apertura, 9.30, dei negozi perché chissà fino a quando non incontrerò un altro negozio di telefonia, e qui ce ne sono ben due, per cambiare il vetro di protezione del cellulare ormai rovinatissimo che rende difficile la visione. Dopo una lunga attesa nel primo, dove non ce l’hanno,  lo trovo nel secondo. Un altro problema risolto.
Sul navigatore ho scritto Lagruère, il paese sul canal lateral a la Garonne in cui vive Christine, poi, all’ora di fermarsi, dove arrivo arrivo. E arrivo a Saint Sever, dopo una lunga sosta a Brassempouy, sito preistorico, incuriosita dalla storia de la dame. Pare che la dame de Brassempouy sia la più antica immagine scolpita rappresentante un essere umano, risalente a 25.000 anni fa. Visito il museo e compro due magnetini, di cui uno, molto bello, rappresentante la dame nelle sue dimensioni reali scolpito a mano dagli archeologi. Nel parco archeologico,  se vuoi, c’è uno stand dove, seguendo istruzioni precise, te la puoi intagliare e  scolpire tu la tua dame. Ci provo per un po’,  ma quando scopro che è un lavoro che richiede un paio d’ore, saluto e me ne vado: qui non ci sono alloggi!
L’alloggio lo trovo a Saint Sever, in un altro accueil pelerins dove, come ho scritto prima, mi sembra di avere già dormito. Cani non ammessi, ma anche qui fanno un’eccezione. I due pellegrini presenti, Bruno e Barbara, nomi italiani, ma sono francesi, non fanno obiezioni, solo, Barbara chiede che non entri nel dormitorio ed io chiedo all’hospitalero se posso dormire sul divano nel salone dove ci troviamo. Permesso accordato, credenziale timbrata, lascio i miei dati, pago i 13 euro richiesti e anche per oggi è andata bene. Cena al LaLaLandes, gioco di parole fra il titolo di un film e il nome della regione in cui ci troviamo, un localino gestito da una simpatica ragazza dopo che alla pizzeria con menu del pellegrino mi hanno detto, alle nove di sera, che la cucina era già chiusa.

Domenica 18 settembre


Il giorno dopo, domenica 18, è la volta di Mont de Marsan, la mia terza volta, per la precisione. La prima era stata nel luglio 2017, dal 26 al 29, ricoverata nel locale ospedale in cui mi sono risvegliata dopo oltre cinque ore da una rovinosa caduta a 70 km/h su una ripida discesa; la seconda volta ho dormito nell’accueil pelerins, arrivataci al buio sotto la pioggia, ripartita con la luce, ma sempre sotto la pioggia. Scopro solo stavolta quanto sia bella questa cittadina, attraversata da un fiume, con una bella, grande piazza di fronte al teatro piena di tavoli dei ristoranti o dei bar. Ne scelgo uno vicino ad un palco sul quale una violinista e un chitarrista suonano della bella musica celtica e la pausa pranzo si trasforma in una festa, un momento piacevolissimo. Anche qui Laila è coccolatissima da tutti i camerieri.
Uscendo da Mont de Marsan scopro la Voie verte du Marsan et de l’Armagnac, una ciclovia su ferrovia dismessa, che seguo per i suoi 16 km fino a Villeneuve de Marsan. Sosta in un bar e ricerca di un alloggio, non con le app, per carità. Vorrei avanzare ancora un po’,  é ancora presto, ma vorrei sapere dove andare a parare. Nel prossimo paese, Labastide d’Armagnac,  trovo una gite che riesco a prenotare parlando al telefono con la proprietaria che, guarda il caso, si trovava in quel momento in un’altra gite, nella quale non avevano posto. Le dico che arriverò tra un paio d’ore al massimo (miss Google mi dava 16 km, ma sono un po’ di più, mi dice lei), ma non ho fatto i conti col buio e con la mia incapacità di gestire miss Google. Dopo avermi rimandato sulla voie verte, che credo qui cambi nome, sullo schermo compare un messaggio che mi invita ad attivare la modalità auto e che io, stupidamente, ignoro. Per poi arrivare ad impostarla io, una volta che, ormai al buio, mi dice di percorrerne un altro tratto di tre chilometri. Indosso il giubbino ad alta visibilità comprato in Spagna, accendo i fanalini, et voilà… alle dieci di sera passate arrivo alla meta, attesa da una Pascale, così si chiama la proprietaria della gite, preoccupatissima. È buio, non si vede quasi niente, ma sono capitata in un posto bellissimo, una grande casa immersa in una grande parco. Pascale é gentilissima,  mi aiuta a trasportare i bagagli, mi fa un caffè,  mi lascia qualcosa per la colazione (purtroppo non ha il latte); le chiedo il prezzo, è evidente che non è molto preparata su questo punto, non vive di questo… mi chiede se 40 euro per me va bene. Va benissimo! Ma la mattina dopo, quando la pago con i miei ultimi 50 euro in contanti, me ne restituisce quindici. Proprio una bella persona Pascale. È una psicologa emozionale, lavora sui gruppi di persone e sulle relazioni fra i loro membri cercando di seguire il cuore e non sempre e solo la ragione. Le prometto che le manderò un messaggio una volta arrivata a destinazione.

Lunedì 19 settembre


Miss Google mi dà una distanza di 71 km. Dopo averne percorsi 55, nel nulla assoluto, solo pinete, cataste di legname, i taglialegna e i camion carichi di tronchi come unica presenza umana, rimanendo sulla strada asfaltata, allungando il percorso, quando il suggerimento di miss Google era: “prosegui per sei chilometri” e il fondo era di sabbia, mi si accosta un’auto guidata da una giovane mamma con le sue due bambine sul sedile posteriore. Mi chiede dove sono diretta, mi dice che é lontano, che nel prossimo paese, Barbastre, che a me sembrava promettente, non troverò alloggio e mi invita a fermarmi a casa loro. Ma che meraviglia, che fortuna inaspettata e insperata! Ieri hanno ospitato due cicloviaggiatori norvegesi, hanno una stanza e un bagno per gli ospiti in una bella casa con tanto verde intorno, con l’orto, le caprette, due gatti… ancora una gioia per Laila che gioca tantissimo con Aurore e Nora, le due bambine, e cerca di interagire con le due capre. All’ora di cena arriva il marito di Pierrine, anche lui professore di matematica e direttore della sua scuola. Parlo loro del sito archeologico di Brassempouy e regalo alle bambine il bel magnetino della dame. Lo attaccano subito al frigorifero e credo che una delle prossime gite la faranno lì.
La mattina dopo vanno via senza che riesca a salutarle. Impegnata nella stesura del diario arretrato, mi accorgo troppo tardi che sono le otto passate. Mi vesto in fretta e vado con Laila verso la fermata dell’autobus, ma sul sentiero incontro Pierrine già di ritorno. Pas problems, dice lei, mi chiede di darle l’indirizzo del mio blog: mi seguiranno lì.

Martedì e mercoledì, 20 e 21 settembre


E finaĺmente una bella tappa, fresca, in buona parte piana lungo le canal lareral a la Garonne che già conosco, ma non questo tratto. Ci sono le houseboat, le chiuse con la loro brava casa. A Nerac, al porto, c’è un accueil velo, con parcheggio bici con pompa, tre gazebo con tavolo di legno, toilette pubblica con doccia, dotata perfino di lavatrice e asciugatrice a gettone: un posto ideale per bivaccare se ci arrivi all’ora giusta per fermarsi. Ma io devo proseguire ancora per cinque chilometri, fino a Lagruère, dove mi aspetta Christine. La chiamo e ci diamo appuntamento nei pressi del ponte Haute Nautique. Ci riconosciamo al volo e ci avviamo, lei con Laila al guinzaglio ed io trascinando la bicicletta, verso casa sua. Christine vive in una grande casa isolata in mezzo alla natura; tutto intorno un boschetto, prati, piante… un altro paradiso per Laila che non si fa problemi per la gatta Mutuia, dal nome egizio (ma mi sembra che ne abbia avuto qualcuno Mutuia per la presenza di Laila). All’interno la casa é bellissima: pavimenti, soffitti e tappezzeria originali, arredamento in stile regale, con letti a baldacchino, poltroncine e divanetti antichi, tavoli e sedie pure. Poi Christine è un’artista: danzatrice, coreografa, realizzatrice di costumi antichi, ne ha un’intera stanza, bellissimi. Mi regala un paio di eleganti libretti sui suoi lavori da cui scopro, anche se me lo aveva già detto lei, che ha lavorato con la Francesca Torelli di Scintille di musica, un’ensemble che aveva collaborato alla realizzazione di alcuni Futuro antico di Angelo Branduardi.
Domani mi prenderò un giorno di vacanza dalla bici e rimarrò qui con Christine: verrà a pranzo Françoise, una sua amica proprietaria di un castello che mi faranno visitare nel pomeriggio. Mi offro di cucinare degli spaghetti pomodoro, basilico e parmigiano. Dopo pranzo Françoise torna ad aspettarci a casa sua… ehm, nel suo castello e, sulla strada, Christine ed io facciamo  sosta al supermercato a comprare le crocchette per Laila. .
Che meraviglia questo castello, Malvirade. Sulla strada é annunciato da indicazioni ufficiali, con il logo del “patrimonie historique”. É circondato da un grande giardino, curatissimo dall’anziano marito di Françoise, c’è anche la piscina. Lo visito sotto la sapiente guida di Christine: é pieno di cimeli, c’è la cappella, la biblioteca, perfino un’armatura; bellissimi i soffitti a cassettoni.  Si può visitare previo accordo, ma, dice Françoise,  più che altro viene affittato per i matrimoni. Ormai non li visito più i castelli, alla fine sono tutti uguali, ma questo lo considero un privilegio, perché è abitato e ne ho conosciuto la proprietaria: lei e il marito abitavano a Parigi; volendo andare a vivere in campagna, hanno venduto la casa di Parigi e si sono comprati un castello! L’indomani, giovedì, arriva il momento degli addii. Spargo un pizzico di Toby anche qui, sicuramente questo posto gli sarebbe piaciutissimo. La sera Christine mi scriverà che andrà a dare un piccolo bonsoir a Toby.