Saint Jean de Luz – San Sebastian
12 settembre 2021. 72 km
Volevo domirci ieri sera in Spagna, invece ci arrivo oggi, domenica, con i ciclisti chiusi e il problema del freno sempre più grave, considerate le forti pendenze di questo territorio. Già parto un po’ stressata perché all’accueil pelerins di Saint Jean de Luz mi fanno fretta: alle nove tutti i pellegrini devono averlo lasciato. Dirmelo ieri sera no?
Ritrovata a fatica la Velodyssée, seguo le inicazioni per Hendaya, una vera scoperta per me. Ci sarò già passata almeno tre, quattro volte e ciò che mi ricordo di Hendaya sono la stazione ferroviaria e il ponte sul rio Bidasoa, dove c’è la frontiera con la Spagna. Stavolta nessuna frontiera, mi ritrovo a Irun, quindi in Spagna, praticamente a sorpresa. In compenso scopro una città molto bella, con un bel lungomare, una bella spiaggia, begli edifici, molto basca. La spiaggia e i primi metri di mare sono gremiti di gente: è domenica ed è una bella giornata, ma a dire che mi sia venuta la pur minima voglia di fare il bagno mentirei. Divento sempre più selvatica, la folla mi disturba.
Dopo Irun, in un modo o nell’altro, si sale. Memore dell’esperienza di due anni fa, mi informo bene sullo stato dei sentieri che le frecce gialle del cammino mi indicano e, alle brutte, piuttosto torno indietro: la bicicletta ha le ruote, scegliere di affrontare tratti dove la devi sollevare, con il carico delle borse e quest’anno pure il rimorchio, vuol dire volersi male.
Rifaccio il percorso già fatto dodici anni fa in compagnia di Alain, il francese basco che m aveva ospitato, fino all’ermita di Guadalupe. Una bella salita con l’acqua ormai scarsa e calda nella camel, sognando una panache ghiacciata al bar del monastero. Delusione, il bar non c’è più. Faccio rifornimento d’acqua per me e Toby e riparto. Dopo una forte discesa mi dicono che da quella strada non passerò mai con la bici così carica. Torno indietro e affronto la dura salita al puerto di Jaizkibel, 456 metri di altitudine su sei chilometri, una bella pendenza media. Quando finalmente si arriva in cima, una forte discesa, da paura con i freni in queste condizioni (mi tocca fermarmi, smontare e rimontare ancora una volta la ruota), mi porta a Pasaje San Juan dove so esserci un albergue: chiuso per Covid! Mi tocca arrivare a San Sebastin, altri 14 chilometri e per fortuna il traghetto per San Pedro funziona ancora e tre ragazzi mi aiutano a caricare e scaricare la bici. L’albergue, contattato telefonicamente, mi accetta, cane compreso, fino all’una e mezza di notte, ma è a Ulia, quattro chilometri di salita dopo le due salite a San Sebastian, dei quali tre nel buio più completo, con il solo fanalino della bici a rischiarare debolmente la strada, per fortuna con traffico tendente a zero.
Ci arrivo alle undici passate in albergue, dopo un’ultima difficoltà dovuta alla scarsa precisione delle Google maps. E stanotte, per la prima volta dopo l’Ibis di Angers, torno a dormire in un letto.
Lascio l’accueil pelerins… … con la Lola in versione pellegrina Saint Jean de Luz già si sale… incontri di strada per fortuna qui, nel ricco Pais Vasco, è pieno di belle ciclabili come sul Garda, ma questa ciclabile è funzionale agli spostamenti, non una semplice” giostra” attira turisti ma che bella Hendaya! ci sono già le indicazioni per Santiago tromp l’oeil l’ermita di Guadalupe … come dodici anni fa più in alto si sale… … più bello è il panorama che poi non è tanto alto, ma tanto ripido sì Pasaja Donibane … che passo in battello alle dieci di sera San Sebastian ai miei piedi, mentre salgo verso l’albergue nella più totale oscurità