31 luglio 2021 Cuggiono – Lamporo
km 85
Si parte! Non ancora per il giro del mondo, ma, insomma, una fettina sì: dalla mia casa italiana alla casa azul y amarilla spagnola, passando per la via francigena, la via turonense e per il camino del norte incrociato con il primitivo, una robetta da 3000 km; basteranno per testare il livello di feeling tra il Bruni e la sottoscritta.
Per intanto ci siamo già divisi, ci ritroveremo domani ad Avigliana dove il Bruni sta vivendo, attualmente, la sua prima notte da clochard su una panchina e dove la prossima la passerà in una casa, quella di Alessandro, uno dei cinque ragazzi in bici che hanno dormito qui nell’ostello di Lamporo, intitolato a don Francesco, il parroco allora appena morto nel cui letto dormii dieci anni fa, tra i pacchi di pannoloni rimasti e gli effluvi di naftalina che emanavano i suoi abiti talari e paramenti sacri, appesi in bell’ordine nell’armadio. Allora c’era Bertilla, la perpetua, di cui conservo ancora un grato ricordo; stasera c’è Simona, una giovane hospitalera volontaria al suo primo giorno qui. Ci rimarrà una settimana. Si prospetta una piacevole serata fra donne, ceneremo insieme, mi aiuta con il trasporto di tutte le borse e borsine attaccate alla mia bici; mi appresto finalmente a una doccia ristoratrice quando suona il campanello: sono cinque ragazzi in bicicletta, partiti da Torino per una due giorni di assaggio sulla Francigena che percorreranno da Sarzana a Roma fra una paio di settimane. Salta fuori che uno di loro, Alessandro, vive ad Avigliana e si offre di ospitarci, me, il Bruni e Toby, domani sera. Non é certo la prima volta che mi succedono cose simili, ma ogni volta questi incontri, questa solidarietà che nasce spontanea tra chi vive queste esperienze, o vorrebbe viverle, sono quello che le rende uniche, sono le cose che ti rimangono nel cuore.
Stamattina non sono partita sola. Intanto in questo cicloviaggio c’è Toby con me, da domani ci sarà anche il Bruni e ieri sono stata raggiunta da un messaggio di Paolo Simone, grande cicloviaggiatore, che mi proponeva un giro in bici per oggi e, saputo che partivo, si è offerto di accompagnarmi nelle prime ore. Insieme siamo arrivati all’uscita di Novara verso Vercelli, poi per lui si é fatta l’ora di tornare a casa. Se non si fosse perso tanto tempo. a Vercelli ci saremmo potuti arrivare insieme, ma, tra gli inevitabili, almeno per me, ritardi al momento di lasciare casa per un lungo periodo, quelli evitabili se non fossi tanto distratta… penso al tempo perso nella ricerca delle chiavi di casa al momento di chiudere la porta, costatami una buona mezz’ora di ricerche affannose per poi scoprire che me le ero messe in tasca… e poi quei circa dieci, interminabili, lunghi un’eternità, minuti di angoscia che mi ha fatto vivere Toby lungo il canale Cavour: l’avevo fatto scendere dal carrellino perché corresse libero sull’alzaia sterrata e, poco dopo, Paolo ed io ci siamo accorti che era sparito. E non compariva neppure dopo ripetuti richiami. Gli deve essere successo qualcosa, ripetevo sempre più angosciata. Infatti. Deve essere caduto nel canale e la corrente l’ha trascinato lontano finché, per fortuna, non avrà trovato un punto da cui uscirne. Quando ho visto un puntino nero muoversi all’orizzonte ho sperato che fosse lui e dopo pochi secondi ne ho avuto la conferma: arrivava, come al suo solito, correndo di gran carriera, tutto bagnato. Pericolo scampato: che grande sei, Toby! Un piccolo, grande cagnolino.
Si procede poi senza intoppi fino a Vercelli. Sosta pranzo su una panchina con fontanella davanti alla scuola di Cameriano, sosta caffè-bagno in un bar di Borgo Vercelli dove uno degli avventori, Silvio, il panettiere del paese, mi regala focaccia e pizzette. Li va a prendere in negozio e me li porta in un sacchetto con dedica. Grazie Silvio. Raggiungo Vercelli dalla statate, sulla quale sta per avere luogo una corsa ciclistica amatoriale. A Vercelli ci sono già passata varie volte, ma è una bella città e merita comunque un’occhiata attenta.
Quando riesco a trovare un’alternativa alla statale trovo le prime frecce della francigena, bianche in direzione di Roma, gialle nella mia. Spengo le Google maps, non mi servono più. Intanto il cielo si fa sempre più scuro e minaccioso. Riccardo mi ha appena detto al telefono che ad Avigliana diluvia… e qui ci manca poco. Per giunta sto pedalando su una strada senza nessun riparo, carina, poco trafficata in mezzo ai campi, ma i paesi sono lontani, la strada non li attraversa. Addocchiato in lontananza un possibile riparo sotto una strada sovrastante, mi ci fermo. Rifiuti dappertutto, ma non ho scelta. Appena in tempo! Inizia a piovere forte; uno degli automobilisti che si sono fermati qui perché grandinava (evidentemente sono sfuggita alla grandine, caduta dove mi trovavo qualche minuto prima) mi informa che tra un chilometro c’è un’area di servizio con bar. Sosta cappuccino, chiacchierata con due avventori, uno dei quali mi spiega la strada fra i campi, scorciatoia per Lamporo. Arrivo all’ostello anche qui giusto in tempo: non appena Simona mi apre, ricomincia a piovere forte: speriamo domani di arrivare ad Avigliana, sono 100 chilometri, prima della pioggia prevista per la sera.
con Paolo sul Naviglio


















Evvai Antonella! 💪🏼😘🍀