Tutto dejà vu… o quasi

21 Giugno 2023 0 Di wp_1499909

19 giugno 2023. Vale da Teja – Peso da Regua. 45 km

Mah… non mi sta piacendo molto questo viaggio, soprattutto questa parte, anche perché è un dejà vu.  Sto percorrendo la Ribeiŕa do Douro, un paesaggio stupendo, pedalo circondata dai vigneti che disegnano sui fianchi delle montagne le loro geometrie, tra le quali appaiono di tanto in tanto, rigorosamente con lettere bianche, i nomi delle cantine di Porto che con queste uve producono il loro famoso vino, mentre in fondo scorre il Douro che finalmente costeggio. Ma ho già fatto, al contrario, questo percorso sette anni fa e adesso mi spiego perché invece che a Zamora sono sbucata in Spagna a Ciudad Rodrigo: perché è solo fin qui, dove sono oggi, che si segue il Douro, dopo lo si abbandona e si seguono tutte le strade su per le montagne percorse nei giorni scorsi. Ricordo di aver continuato a seguire il fiume, probabilmente un affluente, e di aver trovato un bel cammino che, spiegava un cartello, era stato a suo tempo percorso da San Francesco.
E questo dejà vu mi costerà altri due giorni di faticose salite. Intanto ho deciso di non puntare su Porto, ma su Espinho, un po’ più a sud e già sul mare, e da lì scendere verso Lisboa. Espinho e stato il primo posto dove allora incontrai il mare perché da Lisboa avevo seguito il cammino portoghese che passava per l’interno; stavolta scenderö lungo quello del litorale che poi sarebbe la ciclovia che ricordo avrebbe dovuto essere terminata nel 2020. Speriamo bene.
Venendo alla tappa di oggi… Inizio con un bel 6 km di salita, funestata dalle mosche, tante, noiose, insistenti. È quasi tutta discesa fino a S.Joâo da Pesqueira, mi aveva detto la ragazza del bar di dove ho dormito, c’è solo un po’ di salita fin là (e mi indica la montagna di fronte). Solo un po’?  Sei chilometri sono solo un po’? Lei comunque non aveva certo il fisico di una che va in bicicletta ed effettivamente in macchina sei chilometri si fanno in pochi minuti… Comunque per l’ora di pranzo ci arrivo a S.Joâo da Pesqueira e, dopo aver girovagato un po’ a vuoto, mi sono fermata a mangiare qualcosa in un bar sulla strada circondato da ortensie. È stata una bella pausa, ho chiacchierato un po’ con gli altri avventori di cui due parlavano un po’ di italiano. Un signore in particolare mi è piaciuto molto, un ex camionista che ha girato l’Europa in lungo e in largo e questo, mi ha spiegato in un ottimo castigliano, gli ha permesso di allargare le sue vedute. Sarebbe stata una conoscenza da approfondire, aveva una filosofia di vita molto vicina alla mia, ma non andava in bicicletta 😀
Una cosa che mi ha strappato il cuore sono stati i cani che si aggiravano lì intorno,  soprattutto uno, con una profonda ferita da taglio ormai rimarginatasi, male, che si trascinava zoppicando. Non si lasciava avvicinare, ma non mostrava nessuna aggressività, solo paura. Laila ha avanzato la sua pappa, una discreta quantità, e sono andata a rovesciare la ciotola dove stavano loro: ci si sono avventati, ma senza litigare; in tre hanno mangiato vicini quel cibo. E poi ho dato solo a lui, al povero cane con la ferita, il mio pezzo di pizza avanzato. Non l’ha preso dalle mie mani, aveva troppa paura, gliel’ho lasciato lì e se l’e mangiato con gusto.
Cani anche davanti al supermercato Intermarché dove sono andata a rifornirmi. Sembravano due labrador; uno si è  allontanato quasi subito,  ma l’altro litigava con Laila nel suo carrellino e cercava di morderla. Ho portato Laila al bar del supermercato spiegando la situazione, non mi fidavo certo a lasciarla lì fuori mentre facevo la spesa; quando sono uscita il cane era ancora lì, ancora cercando di avventarsi su Laila. Una cassiera del supermercato lo teneva a bada (da lei si lasciava accarezzare) mentre io riponevo i miei acquisti, ma nel frattempo doveva aver chiamato il canile perché sono arrivate due ragazze con un furgone a prelevarlo. Lui si è  lasciato mettere il collare, ma sul furgone non ci voleva salire. Povero, mi sono sentita un po’ in colpa, ma io avevo solo chiesto di poter portar dentro Laila, non di portar via il cane. Spero lo trattino bene, le due ragazze avevano un’aria dolce. Pensavo di arrivare a Regua e ci sono arrivata… col furgone di un gruppo di operai stradali a cui ho chiesto un passaggio. Si era messo a piovere forte; ho cercato riparo sotto un albero da cui si vedeva il tratto di strada prima della curva, così ho curato gli automezzi che stavano arrivando. Avevo bisogno di un pick up o di un furgone: ecco appunto avvistato un furgone. Lo fermo e chiedo se mi possono portare da qualche parte dove trovare almeno un riparo. Mi portano a Regua, città grandina sul Douro, e mi scaricano davanti a un due stelle.  Ringrazio ed entro a chiedere con Laila al guinzaglio lasciando fuori la Kūbiña con intorno bagagli e carrellino ancora da montare, più comodi da portare dentro. Portare dentro? Avevo già consegnato il documento al receptionist a cui chiedo se posso lasciargli un attimo il cane mentre vado a pendere le mie cose. Il cane? Qui non accettiamo cani. Ma come? Sono entrata ol cane al guinzaglio! Non l’aveva visto, niente da fare.
Mentre rimonto bagagli e carrellino noto la flecha amarilla e la concha stilizzata del cammino di Santiago (credo sia il portoghese per Zamora); si avvicina una signora francese che rimane estasiata da Laila e amiratissima di me. Mi chiede il permesso di farci delle foto; lei alloggia col marito nell’hotel che mi ha appena rifiutato alloggio.
Intanto ha ripreso a piovere. Dei ragazzi davanti a un bar mi parlano di un hotel che dovrebbe accettarli i cani. Infatti li accettano, ma non nelle sfanze, solo nelle suite, più care. Vabbè,  50 euro colazione compresa si può fare.
C’è la cucina, ma manca di tutto… pentole, piatti, bicchieri, posate… non c’è niente! Il receptionist mi aveva consigliato di comprare qualcosa di pronto al supermercato; compro dei tagliolini al ragù da scaldare nel microonde della sala colazione dell’albergo. Il bar interno mi fornisce una birra e un caffè e anche stasera si evita i andare a letto senza cena.