Montenegro
15 – 20 ottobre 2023
Patrizia e … oddio, come si chiama lui?… vengono dal Montenegro e a Dubrovnik sono sulla via del ritorno; io, invece, procedo in senso contrario e in Montenegro sono diretta oggi.
Ci entro dalle Bocche di Cattaro e il primo paese che incontro è Castelnuovo. Mi arrampico alla ricerca di un parcheggio gratis (non ho mica comprato la tenda per pagare i parcheggi invece degli alberghi) e poi scendo a visitare la città vecchia. Davanti ad un bar lungo la strada principale è parcheggiata la bicicletta di un cicloviaggiatore. Entro nel.bar a vedere chi è. Lo si individua subito, è appollaiato su un alto sgabello a sorseggiare la sua birra. Normale, è un tedesco, Chris, di Monaco,mi pare. Mi passa la password del WiFi e ci scambiamo un po’ di impressioni e informazioni. Lul, a Dubrovnik di è rifiutato di pagare i 35 euro per salire sulle mura, si è limitato a qualche foto dal basso. Duro e puro 👍
Il bacino di Cattaro, o Kotor in montenegrino, è circondato dalle montagne, ai piedi delle quali sono nati parecchi paesini. Ci sono due isolette, ognuna col suo bravo monastero, visitabili con un servizio di taxi boat. Come S. Giulio sul lago d’Orta. Grazie no, ho già un’idea di cosa mi aspetterebbe: sciami di turisti con guide che brandiscono un ombrello per farsi riconoscere dal loro gruppo, code sulle strette scalette, tutti che scattano foto col cellulare, si fanno i selfy…
Quando arrivo in centro è ancora giorno, ma dura poco: qui siamo a est e fa buio presto. Il centro è molto caratteristico, con la bella torre dell’orologio, la cattedrale, il castello. Davanti alla cattedrale c’è un bar ristorante italiano dal quale esce tutto il repertorio di Toto Cutugno; scendendo più in basso la musica migliora: note di violino escono da quella che è una scuola di musica. Quando ritorno in piazza dopo avere girato in po’ intorno al castello, in signore mi chiede in inglese se so dov’è la scuola di.musica. Certo che lo so e gli spiego la strada 😀
Torno a mangiucchiare qualcosa al bar di prima, così approfitto del WiFi per consultare Park4night e trovo un’area camper a Kostanjica. Sulla finestra della reception un cartello dice: “I’m coming in five minutes”. Il proprietario dell’unica roulotte presente mi informa che il gestore arriva di quando in quando, ma alle dieci il cancello viene chiuso e quindi a quell’ora arriverà di sicuro. Il costo del parcheggio è di 10 euro, doccia ed elettricità comprese. Mi collego col mio filo e vado a dormire. Il cancello stanotte è rimasto aperto. È mattina presto, vado a fare la doccia, contemporaneamente alla moglie del roulottista: per fortuna ce ne sono due. Bella calda la doccia, una delle migliori fatte finora. Mi preparo con calma e quando sono pronta per ripartire il gestore non è ancora comparso. E vabbè, una notte con tutti i comfort gratis 🙂
Ciao Dubrovnik La baia di Cattaro Chris, cicloviaggiatore tedesco Csstelnuovo
17 ottobre
Perastro, Kotor, Budva, Cetinje
I camperisti di stanotte mi avevano consigliato di prendere il ferry, che mi avrebbe fatto risparmiare 15 chilometri. Avevo già visto ieri sera dov’era, bisogna ritornare indietro di qualche chilometro. Lo faccio, ma quando arrivo al porto, davanti a cappuccino e brioche cambio idea, quei 15 chilometri, più altrettanti per tornare, me li faccio in bici. Ho visto che c’è una bella stradina lungo il golfo. Cerco di parcheggiare a Perastro lungo la strada che scende verso il mare; mi chiedono 8 euro minimo, e nel prezzo del parcheggio è compreso anche il taxi boat per le isole. Grazie no, le isole ho deciso di non visitarle, quindi ritorno sulla strada e trovo un parcheggio lì. Monto ruota e carrellino e si parte. Proprio carino l’itinerario, tutto sul mare. A Kotor, prima di arrivare al centro storico, vedo l’indicazione di un rent bike. Stupendo, magari le aggiusta anche. Non le aggiusta, ma mi indica chi lo fa, anzi gli telefona anche, per avvisarlo del mio arrivo. Ho due problemi da giorni: la catena che spesso non regge la posizione su corone e pignoni e che sospetto sia da cambiare (infatti) e il carrellino, il cui aggancio ha perso la molla nella parte destra e a volte salta via facendolo ribaltare… povera Laila ❤️
Il giovane ciclista è bravo e coscienzioso. Sistema tutto con cura, ma per il carrellino non ha la molla giusta, quella che trova è molto stretta, ma è sempre meglio che niente. È anche economico: cambiare la catena, con un’ora abbondante di lavoro, mi costa 35 euro. In Italia non basterebbero nemmeno per la sola catena. Dal negozio del ciclista, un po’ fuori Kotor, mi dirigo al centro storico, la città vecchia, ancora protetta dalle imponenti antiche mura: molto caratteristica, un’altra città veneziana, ma questa volta mi limito a guardarle dal basso le mura. Lasciata Kotor, ormai dopo il tramonto, rimetto tutto in macchina e mi dirigo a Budva, grande città con un minuscolo centro storico, una perla racchiusa in una grande ostrica fatta di strade piene di locali e negozi alla moda, con bei parchi, il porto, tanta gente in giro la sera, un posto da movida, insomma Per passare la notte scelgo Cetinje e mi fermo in un parcheggio consigliato da Park4night.
Perastro Kotor Budva
18 ottobre
Cetinje, Camp Rijeka Crnojevica
La giornata inizia con la scoperta di Cetinje, uno di quei posti dove deve essere piacevole vivere. Nessuna grande attrattiva per il turismo di massa per cui la città è dei suoi abitanti; in compenso, perlomeno io non l’ho vista, manca quella periferia dei palazzoni a volte fatiscenti: insomma penso che vivere in un posto così, e ce ne sono tanti, sia piacevole.
É mattina presto e le strade sono piene di bambini che vanno a scuola, accompagnati dalle mamme. Io mi fermo a fare colazione in un bar del centro dove lasciano entrare Laila che, per tutta riconoscenza, distrugge il germoglio che un ficus secco era riuscito faticosamente a produrre..Per fortuna il proprietario, un signore anziano che parla italiano, non si è arrabbiato. Anzi, mi ha pure consigliato dei bei giri da fare in bicicletta in Montenegro.
Mi dirigo a un campeggio con l’intenzione di lasciare la macchina e godermi una giornata di bicicletta. Sulla strada ne trovo uno che non era quello che avevo impostato sul navigatore, ma vado a vedere com’è. È ok: tanto verde, vicino al fiume, economico. Un po’ spartano, ma va bene così. Per ora ci sono solo io, posso sceglere il.posto migliore che per me è vicino al bagno e a una presa elettrica. Lascio la tenda aperta per arieggiarla (la notte c’è sempre umidità) e parto in bici. Ho in mente un giro in senso orario lungo il fiume fino al ponte che separa il lago in Montenegro da quello di Scutari, in Albania, per poi risalire il fiume fino al campeggio. Calcolo una cinquantina di chilometri; partendo alle 11.00 ce la dovrei fare ad arrivare prima del buio. Il percorso è bellissimo: la strada si inerpica sul fianco della montagna offrendo una vista spettacolare sul fiume che scorre giù a valle, impreziosito dalle ninfee e dalle tante isolette che si formano lungo il suo corso. Sì sale, ma è una salita pedalabile che culmina in una terrazza da cui si gode una vista ancora più spettacolare su una grande isola. Incontro una coppia di fidanzati che parlano spagnolo: sono simpatici;lei è un’artista ceramista, lui un ingegnere , mi pare. Nel punto panoramico che è su un passo, c’è anche chi fa volare droni, ci sono alcune famigliole con bambini, c’è anche un ristorante, chiuso. Per fortuna mi ero portata uno yogurt e una banana e il “pranzo” è salvo. Laila ha la sua pappa, lei non ha problemi. Scendendo dal passo le cose peggiorano decisamente. Sull’altra sponda del fiume non c’è più la bella stradina panoramica, c’è la M 3, strada a scorrimento veloce. Un incubo la discesa veloce fra le auto che ti sfrecciano accanto (considerato come guidano qui) e Laila che abbaia ad ognuna di esse. Cerco un’alternativa e dopo un po’ la trovo, ma così percorso e tempi si allungano e quando attivo a godermi il bel tramonto sul lago mi mancano ancora 25 chilometri. Al buio e su una stradina come quella dell’andata, stupenda di giorno, ma da paura di sera. E anche ammesso che il fanalino non mi abbandoni, per fare quella salita ci impiegherei quattro cinque ore, arriverei di notte. Così alla fine del ponte che attraversa il lago cerco qualcuno con un pick up che mi porti su. Sono fortunata, lo trovo al primo colpo: è il padre di una ragazza che mi aveva avvicinato per chiedermi se cercavo una stanza perché loro le affittano. Forse mi sarebbe convenuta la stanza perché il signore, per portarmi al campeggio, mi ha chiesto 40 euro. E la salita, in macchina, ha richiesto quasi un’ora. Esoso, ma ma è uno di quei casi in cui ti dici che mai denaro è stato speso meglio Al campeggio stavolta c’erano i proprietari. Lei, Sonia, e stata carinissima, mi ha offerto come cena dei pesci fritti che erano avanzati a loro e che suo marito aveva pescato nel pomeriggio. Li ho trovati deliziosi con la fame che avevo!
Risveglio a Cetinje Al Camp Rijeka Crnojevica Vista sul fiume dall’alto La macchia bianca sono ninfee La strada su cui sto pedalando Sul punto panoramico Che incubo pedalare qui 😱 Il fiume Morata Tramonto sul lago
19 ottobre
Podgorica – monastero di Ostrog – Danilograd – Niksic
Doccia, colazione con caffè della macchinetta e un dolce regalatomi la sera prima dai proprietari. Scopro che non sono più sola: sul limitare del prato ci sono quattro camper. L’addetto che mi aveva accolto ieri mi dice che sono le ultime giornate della stagione: appena comincia a piovere il fiume esce e inonda tutta l’area del campeggio.
Parto alla volta di Podgorica , la capitale del Montenegro.Trovo un parcheggio vicino ad un bel parco, non lontano dal centro e mi avvio a piedi con Laila. Vedo che ci sono belle piste ciclabili, ma, potendo lasciare la bici al sicuro, una città si visita meglio a piedi. Puoi fare le scale, non ti devi fermare continuamente e trascinarla a piedi nelle aree pedonali piene di gente. La prima impressione è abbastanza negativa: anche se siamo vicino al centro, le strade sono grigie, con palazzoni da periferia e tanti negozi. Eppure qualche pannello illustra le antichità e le cose caratteristiche di Podgorica. Mi metto alla ricerca. Intanto arrivo nel centro centro e mi imbatto nell’ Hard rock cafè. Vabbè, farò colazione qui. Fatal error! Colazione pessima; oddio, il cappuccino era passabile, ma il toast francese di pane integrale con ripieno di marmellata e caramelle spugnose si faceva proprio fatica a mandarlo giù. È stata però l’occasione di visitarne l’interno, con la scusa della toilette, posta al piano superiore. Sulle scale ritratti di ospiti famosi, in bacheche di vetro i loro strumenti, soprattutto chitarre e bassi elettrici. C’è anche un palco per le esibizioni dal vivo. Bello. Allo shopping compro due ricordini per i figli, appena un po’ più ingombranti dei soliti magnetini o oggettini di pari dimensioni. Poi scopro il parco lungo il fiume Morata che attraversa la città e si attraversa a sua volta su ponti, ciclopedonali e stradali. Bello quello nuovo, con i tiranti stile Calatrava. Nel parco, la statua in metallo di un chitarrista a torso nudo attira la mia attenzione. Il nome è scritto in cirillico che per fortuna so leggere. È Vladimir Vysockij, quello de “Il volo di Volodia” uno dei miei dischi cult. Non so quante volte l’ho ascoltato e ritrovare qui il musicista perseguitato dal regime comunista al quale il fior fiore degli artisti italiani ha voluto rendere omaggio dopo la sua morte prematura è stata una grande emozione. Seguendo le stradine del parco si arriva in una zona antica, con un bel ponticello e, risalendo, a una zona di rovine romane. Poi la moschea. Insomma, più o meno tutto ciò che era raffigurato nei pannelli.
Lascio Podgorica diretta a nord verso dei laghetti che si vedono nelle mappe. Devono essere quelli di cui mi parlava il signore di Cetinje. Sulla strada, però, vedo le indicazioni per il monastero di Ostrog che sto curando da un paio di giorni. Decido di andarci, mi arrampico con la mia Dacia sugli erti tornanti, parcheggio appena si può e continuo a piedi. Dal basso il.monastero appare come una costruzione bianca addossata alla falesia, un po’ come la Dervish House: evidentemente i monaci di qualsiasi credo religioso prediligono i posti così. Mentre salgo mi arriva il canto dei monaci: un incanto! Incanto che viene rotto da tre bruti che, poiché tenevo Laila al guinzaglio, mi trattano come una criminale. Uno in particolare fa grandi gesti che tradotti in parole equivarrebbero a gridare allo scandalo. Una volta di più mi dico che Lombroso aveva ragione, che la fisiognomica non sarà una scienza esatta, ma certi fenotipi umani é impossibile che siano delle belle persone. Di uomini tarchiati, dalla faccia grassa, non ne ho mai incontrato uno che non fosse volgare e imbruttito e questo qui non fanno eccezione. Sarebbe interessante uno studio sul perché queste persone appartengano sempre alle classi sociali più basse. Io una teoria ce l’ho… comunque, sto divagando. Potrei legare Laila al cancello e visitare il.monastero. Avevo già pensato di legarla fuori dalla chiesa, ma a questo punto preferisco andarmene, senza comprare nemmeno il magnetino. Neanche un centesimo a questa gente! Scendendo, mi fermo a visitarne un altro di monastero, da fuori perché è chiuso, più piccolino e soprattutto senza nessuno. Continuando lungo la strada si arriva a Danilograd, un bel paesone in cui mi fermo per una sosta ristoratrice in un bar. L’ex proprietario (adesso affitta appartamenti e camere ai turisti) parla in buon italiano: suo figlio gioca a pallacanestro in Italia e lui quindi la frequenta spesso. Gli chiedo quanto costa una stanza: 17 euro, ma stasera sono tutte occupate. Ach! Mi fermo pochi chilometri dopo, a Niksic, e apro la mia tenda. Che bello non avere più questi problemi di ricerca alloggio per la notte!
Risveglio al Camp Rijeka Crnojevica Podgorica si profila all’orizzonte Muratori scalatori… …per lavorare su questo alto palazzone L’Hsrd Rock Cafè Vladimir Vysockij Verso il monastero di Ostrog Un altro monastero Danilograd
20 ottobre
Canyon del fiume Tara, Eko Camp Durmitor.
Parto verso una zona di laghetti a nord est, dalla quale poi lascerò il Montenegro per la Serbia. Che spettacolo! Il fiume Tara qui ha scavato un canyon tra le montagne di una bellezza incredibile. Guidavo esclamando continuamente “ma che bello!”, unico rimpianto non potermi fermare a scattare qualche foto. Pazienza, una volta installata nel camping ci tornerò in bicicletta. Seguo le indicazioni per il camping che ho scelto su Park4night e quando mi ci fermo mi rendo conto che questo è un altro, dallo strano nome Durmitor. Hanno piccoli bungalow, ma io ho già la mia tenda. Posso comunque cenare e fate colazione. Parcheggi la macchina sopra un bel prato, dò da mangiare a Laila e decido di non portarla con me, ci sono troppe salite. Menomale che non l’ho portata! Ho sbagliato strada due volte: all’andata non sono riuscita a ritrovare il canyon e al ritorno, all’ultimo bivio ho preso la destra invece della sinistra. Non arrivavo mai. Intanto si faceva buio ed ero in un bosco, continuavo a suonare il campanello affinché eventuali animali selvatici mi evitassero. Per fortuna il forte vento che si era alzato era a mio favore e mi spingeva sulle salite. Poi il buio è diventato pece, nero totale. Il mio fanalino serviva a ben poco e nelle quasi quattro ore di pedalata solitaria non ho incontrato anima viva, non è passata neanche una macchina. Speranze di incontrare qualcuno che mi aiutasse tendenti a zero, l’unica era che le signore del campeggio dessero l’allarme. In quel momento di fronte a me sono apparsi due fari gialli. Un’auto! Mi faccio vedere, la fermo. Alla guida un signore anziano che parla solo la sua lingua. Mi passa al telefono la figlia che parla un po’ di inglese, più o meno al.mio livello, comunque riusciamo a spiegarci pervenendo all’unica soluzione possibile: caricate la mia bici in macchina e cercare il campeggio Sul.navigatore c’è ancora impostato il campeggio di Park4night, ma non sono sicura che sia quello. La paura che stavo provando nell’ultima mezz’ora deve avermi provocato uno stato confusionale, non riesco a ricordare. Ho l’intuizione di mostrare all’uomo le foto, ancora sulla fotocamera, scattate poco dopo la partenza. Purtroppo in nessuna compare il campeggio, ma lui riconosce la chiesetta, i bungalow nuovi accanto ad un vecchio capanno dei pastori… C’è anche il bivio con le indicazioni: è lì che devo aver sbagliato. Carichiamo la bici sulla sua auto al buio, aiutati dalle luci del fanalino e dei cellulari. Quando arriviamo al bivio i fari illuminano in cartello di divieto si mezzi di più di tre tonnellate di peso. All’andata l’avevo visto svoltando a destra, al ritorno, data la scarsa luce, non l’ho visto, altrimenti avrei preso la direzione giusta e a quest’ora sarei già alla mia auto, dalla povera Laila chiusa dentro ad aspettarmi. Comunque è fatta, in una decina di minuti siamo al campeggio. Le due donne che lo gestiscono, madre e giovane figlia, bel vedermi tirano un sospiro di sollievo; la ragazza mi dice che hanno chiamato la Polizia per cercarmi. Mi dicono anche che posso già cenare, ma prima vorrei fare una doccia, ho tempo? Ho tempo. Laila mi fa tante feste, la faccio passeggiare un po’, le dó la sua pappa e mi godo una bella doccia calda che mi rimette al mondo. Vado s depositare le mie cose in macchina… mamma mia che buio, mi devo aiutare con la torcia del cellulare. Oddio, ma hanno già chiuso tutto? E la mia cena? Vado a vedere, dentro si vede la luce tremolante di una candela. Non hanno chiuso, è saltata la corrente per il forte vento. Mentre sto cenando a lume di candela inizia pure a piovere. Menomale che ho fatto la doccia prima che saltasse la corrente altrimenti mi sarei lavata al buio e con l’acqua fredda! Il vento non mi darà tregua perr tutta la notte. Nonostante abbia girato l’auto in modo da averlo contro il lato rigido della tenda, ho l’impressione che mi porti via, mi aspetto da un momento all’altro che mi faccia capottare la macchina. La verandina poi è un vero tormento, l’avevo lasciata montata. Con grande fatica, nelle brevi pause tra una raffica e l’altra riesco a togliere i suoi due lunghi sostegni metallici prima che mi distruggano la macchina. Nel farlo vedo che non piove più, anzi c’è una meravigliosa stellata: almeno il vento è servito a qualcosa.
Pedalata nella natura: inizio Qui mi fermo a mangiare qualcosa Ma dov’è il canyon con i tunnel e il fiume sotto? La mattina il vento non si è ancora calmato Colazione a lume di candela Qualche foto al canyon riuscirò s farla dall’auto Un altro monastero Un altro canyon Bye bye Montenegro !